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Fragilità a vent’anni, e sentire di non poterne parlare con tutti

Ci sono molti giovani che sentono la necessità di cambiare, sentono che qualcosa nel modo di vivere considerato "normale", di fatto, per loro, tanto normale non è.


Raccolgo delle testimonianze di disagio giovanile. Chiunque fosse interessato a scrivermi lo pubblicherò in forma anonima x

Inizio con la prima, che ha fatto un percorso per capire meglio se stessa, per mettere ordine e darsi coraggio di vivere in base a quello che sente e a quello che le è davvero.


Ragazza di 23 anni, scrive:


"Parlare di fragilità e solitudine a questa età è ancora, per molti un tubù.. eppure, quanti giovani passano questo periodo? Tutti, probabilmente sotto forme diverse ma è sempre tutto un disagio.


Succede che un giorno ti svegli e i dubbi ti assalgono, ogni tipo di dubbio.

Non vai più bene per la tua famiglia, ti manca l'amore, non capisci le persone, vuoi qualcosa ma non sai nemmeno cosa e vedi tutti i tuoi amici, ragazzi della tua età senza dubbi e focalizzati sul futuro, ma soprattutto nel presente.

Scrivevo e pensavo.

Il disagio che ho passato non è stato facile ammetterlo e tanto meno viverlo.

Troppe volte mi sono sentita felice per cose che effettivamente non volevo e troppe poche volte mi sono permessa di essere triste. In quel periodo la mia testa aveva immagazzinato solo energie negative che mi hanno portato a vivere lunghi periodi tra me, me stessa e la mia testa. La paura di tutto e il coraggio di buttarsi andavano in contrasto. Non so come, ma la paura aveva la meglio in questo duello. Si arriva ad un punto dove si vuole scappare, lontano. Ci si aggrappa solo alle cose belle, cose che solo ai nostri occhi sembrano belle ma che nel profondo non portano mai nulla di buono. Non va sempre tutto bene però non può neanche piovere per sempre mi ripetevo…! Nella mia testa continuamente ci sono pensieri brutti, belli. Però non si può essere sempre in costante competizione con gli altri pensando che questo porti ad una pace. So in prima persona cosa vuol dire dubitare su tutto e focalizzarsi costantemente in quello "che non sono io". E' un percorso complicato, chi lo sta passando lo sa bene. Chi lo ammette, ancora di più! Perché la consapevolezza fa tanto.

Chi non lo passerà mai avrà già raggiunto l'eterno stare bene con se stessi in questo mondo orribile, e onestamente, non so come facciano.

Ci sono dei giorni in cui ti svegli e vorresti solo sparire, altri invece che non capisci neanche cosa voglia dire essere felici e altri in cui ti focalizzi solo su quello che non sai fare della tua vita.

L'essere e il sentirsi inferiore sono due mostri con cui ogni giorno riusciamo e dobbiamo a combattere. In prima persona mi sento di dire che queste domande, dubbi che salgono nella nostra testa sono solo frutto di una società sbagliata, di amori non compresi, baci non dati e troppa poca fiducia in noi stessi e troppa fiducia probabilmente in persone sbagliate. Attenti solo a quello che è la parte esterna di noi, senza mai capire l'interno.

Non è semplice convivere con quei dubbi… però è più bello giocarci insieme a quei dubbi piuttosto che farsi mangiare no? Bisogna smettere di far affidamento sugli altri perché nessuno sta nella nostra testa e nessuno ci conosce bene come ci conosciamo noi. E poi…. Mica devi sempre piacere a tutti! Circondatevi di persone che si accorgono di come state e stanno in silenzi piuttosto che di persone che fanno pesare il vostro stare male alimentandolo.

Siamo noi stessi la nostra calma."


Non posso aggiungere altro.

Aspetto i vostri.

_________________________

Dottoressa Nicoletta De Col

Osteopata e MCB

Laurea triennale e specialistica in psicologia sociale


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