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Il 2 e 3 giugno 1946 la prima votazione a suffragio universale, giorni in cui si credette d’essere più vicini al cambiare il mondo e a salvarlo dalle dittature…
Nei social, nelle “chiacchiere” tra amici, nei giornali, noto molta rabbia, molto bisogno di dire agli altri come devono essere, vedo molte accuse gli uni contro gli altri, parallelamente a frasi che sembrano automatiche, quasi slogan sul cambio climatico, la solidarietà, il bene per gli altri … eppure di base vedo poca capacità di cura per se stessi e accuse verso un mondo terribile.
Un mondo così orrendo da prendere la decisione di non fare figli, così brutto da ritenere tutti gli altri folli e magari noi siamo i primi a non dedicarci alla preparazione di buon cibo, a ubriacarci. Il mondo fa così schifo che si cerca di condannare all’ergastolo chiunque compia un errore, quando noi siamo i primi a condannarci per come abbiamo vissuto. Ci arroghiamo di dire “che mondo di M” quando noi usiamo plastica, prodotti inquinanti, auto, diamo al nostro corpo altrettanta m***a (bibite gassate, farina 0, zucchero, alcolici, formaggi industriali, carne piena di ormoni e maltrattamenti…).
Più sentiamo questo mondo orrendo più stiamo male e cerchiamo di fare qualcosa per salvare questo mondo, ecco che arrivano gesti di solidarietà, movimenti per l’ambiente, volontariato… eppure alcuni esperimenti sociali ci dicono chiaramente che molti gesti altruistici vengono compiuti per sollevare il nostro di morale: fare del bene fa bene a noi, in primis.
Cialdini e collaboratori proposto un modello secondo il quale le persone quando sono tristi sono più propense ad aiutare un altro in difficoltà perché questo gli consente di “sollevarsi” dallo stato negativo che sperimentano. Ovvero aiutiamo gli altri per ripristinare il nostro umore.
È anche per questo che è importante essere consapevoli delle proprie emozioni, motivazioni, stati d’animo. Non sto condannando i gesti altruistici, sto sollecitando a comprendere cosa spinge ad attuare alcuni comportamenti per raggiungere una maggiore serenità con se stessi. Perché se continuano a vedere un mondo di M, e ci stiamo male, investiamo tante energie per cambiarlo e aiutare, e stiamo ancora più tristi, è probabile che stiamo cercando di riempire una voragine dentro di noi. Che cosa ha creato questo vuoto? È da chiedersi.
Davvero non stiamo facendo figli perché è un mondo di M? Come mai non hanno preso questa decisione nel periodo di persecuzione cristiana, o inquisizione Spagnola, o durante le guerre mondiali, o oggi in India dove l’inquinamento è palese? Davvero è una scelta altruistica? O forse è un ulteriore modo attraverso il quale l’essere umano cerca ulteriore controllo sulla vita? Si illude d’essere il padrone dell’ordine delle cose?
Vogliamo salvare il mondo, perché vogliamo salvare noi stessi; perché c’è qualcosa dentro di noi che vuole interrompere la profonda sofferenza che ci risucchia. Siamo bambini che vogliono cambiare il mondo, perché verso di noi abbiamo sentito ingiustizia, trascuratezza, ricatti, tradimenti… vogliamo cambiare il mondo perché sentiamo di aver subito troppo e cerchiamo la rivalsa.
Troppo spesso anche nel sanitario si cerca di aiutare per sentirsi “bravi e fighi” (molti social).
Ci viene in soccorso l’empatia e gli ultimi esperimenti sui neuroni specchio. Batson ha proposto il modello dell’altruismoempatia, un modello secondo il quale più una persona tende a provare empatia verso un’altra più sarà probabile che l’aiuti e che l’idea su di lei e il gruppo a cui appartiene cambi, permanendo nel tempo. Di fatto capiamo l’altro perché sentiamo le sue emozioni o le immaginiamo. E per comprenderle è anche necessario averle provate; tutti noi sappiamo cosa significa essere tristi, felici, delusi, disgustati, impauriti… conoscere le emozioni su di noi ci permette di conoscere gli effetti delle emozioni negli altri. E qui potrebbe essere che cerchiamo di salvare gli altri che soffrono perché non riusciamo a sopportare il dolore che vediamo in loro, perché non sopportiamo il dolore che sentiamo in noi nel vederli così. Cerchiamo di salvare il mondo per mettere fine alle nostre sofferenze.
Se sentiamo così tanto dolore credo sia giusto il momento di smettere di guardare la ferita dell’altro e osservare che siamo noi a dissanguarci.
Ho notato anche che spesso c’è un altruismo senza fine, logorante, nella speranza che qualcuno giunga in soccorso: donne che si prendono cura di tutti, ma loro sono le prime a saltare i pasti, non dormire, non fare attività motoria sana…
La prima forma di apprendimento avviene per imitazione! Se vogliamo pace nel mondo, noi dobbiamo essere pace. Se vogliamo serenità, noi dobbiamo diventare serenità. Se vogliamo equilibrio, noi dobbiamo incarnare equilibrio. E poi aiutare gli altri a guarire a loro volta.
Se lo avete pensato o lo state pensando…sì! Io ho iniziato ad aiutare gli altri perché da bambina e adolescente ho sofferto molto e il mondo mi stava stretto con le sue ingiustizie, crescendo e continuando a formarmi, ho preso consapevolezza di questo e mi sono guarita ferita dopo ferita, lasciando spazio all’empatia, al volere della Vita, all’assenza di giudizio.
Buon ponte e buona festa della Repubblica
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Dottoressa Nicoletta De Col
Osteopata e MCB
Laurea triennale e specialistica in psicologia sociale
Laurea in scienze motorie
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Stare su ciò che mi riguarda così da vicino è dura, spero di riuscirci, grazie Nicoletta per i tuoi messaggi e inviti a sentirsi più in equilibrio