In questi giorni ho osservato molto i messaggi che apparivano nei social: densi di speranza affinché questo anno porti con sé cose migliori del precedente, in cui si possano “avverare tutti i desideri”, o augurio di salute, lavoro e affetti. In altre occasioni ho notato la tendenza a fare un resoconto, a tirare le somme, assieme ai nuovi buoni propositi e obiettivi. Sono tutte cose utilissime se accompagnate e sostenute da degli strumenti, che spiegherò con una visione globale (corpo, mente e spirito) e descriverò come siano importantissimi per migliorare il 2023 e gli anni a venire.
LOCUS OF CONTROL -
in psicologia si descrive una persona con “locus of control interno” se essa ritiene di avere abbastanza controllo sulle cose che succedono nella vita grazie alle proprie decisioni e azioni, al contrario si definisce “esterno” se ritiene di non averne. Personalmente sono abbastanza convinta che la salute stia nell’equilibrio e nella contestualizzazione degli elementi.
Per cui se prevale l’uso di un “locus of control esterno” perderemo le energie con più facilità, saremo più inclini ad arrenderci, a osservare gli eventi per poterli controllare (rischiando ansia e/o depressione), a vivere nell’incertezza e seguendo i consigli degli altri (e potrebbe essere una strategia per rendere più facile la sopportazione di un possibile fallimento). D'altra parte, potremmo anche diventare dei bravissimi osservatori e analizzare molto bene gli eventi.
Con un “locus of control interno” sarà più semplice trovare la motivazione (quella intrinseca, un motore interno difficile da spegnere), faciliteremo un ascolto interiore, cercheremo di migliorarci ogni volta. L’altro lato della medaglia: potremmo rischiare di essere molto critici verso noi stessi e incolparci per qualcosa che non dipendeva da noi.
Forse qualcuno starà pensando: “Si grazie Nicoletta, e allora? Io c’ho male alla schiena che ‘me frega de ‘sto locùs coche?”
Come vi sentite sapendo che molte cose non potete controllarle? La mente inizia a pensare e a pensare, gli occhi passano da un oggetto all’altro, il respiro accelera, il corpo esegue gli ordini della mente. A lungo andare, vivere, sarà estenuante…ansia, attacchi di panico, depressione…quindi, malattie croniche, bassa o esagerata risposta ai farmaci…
Se invece sentiamo di poter cambiare le cose attraverso i nostri comportamenti? La mente analizza il corpo, lo scruta, confrontiamo le nostre risorse con quelle necessarie per raggiungere i nostri obiettivi, compiamo tentativi su tentativi, usiamo tutte le nostre energie, rischiando di consumarci. Ci fermerà qualcosa… la frattura, la caduta, l’incidente, la sciatalgia a letto, una malattia autoimmune.
Ho voluto portare allo stremo i due comportamenti, perché la situazione ideale sarebbe quella descritta da una bellissima preghiera “Che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere la il coraggio di cambiare quelle che posso, e che io abbia la saggezza di capirne la differenza”
PRESA DI RESPONSABILITÀ - essere responsabili, in grado di rispondere, di fare da garante. Cerco di non girarci intorno: hai cercato di essere la miglior versione di te stesso in questo 2022? Ti sei preso la responsabilità della tua vita? O senti di aver avuto la tendenza a dire “non è colpa mia”, “non l’ho fatto perché lui, lei, gli altri…”? La vita che viviamo è la nostra e ogni giorno compiamo delle scelte…c’è sempre scelta nella vita, anche con un fucile puntato, la storia ce lo insegna: ci sono state persone che hanno scelto fino alla fine come vivere e cosa fosse così tanto importante che nemmeno la morte lo avrebbe cancellato quel valore da difendere. Essere responsabili significa scegliere in base ai nostri valori, a ciò che crediamo vero per noi, a vivere perseguendoli, senza chiedere agli altri che si facciano carico di quello noi abbiamo scelto. Per esempio, se un padre sceglie di cambiare lavoro (e non gli piace) per guadagnare di più per mantenere la famiglia è una sua scelta, la sua responsabilità di portare avanti un’eventuale insoddisfazione, non della moglie o dei figli. LA responsbailità è accettare le conseguenze, che non significa fustigarci per un errore, ma semplicemente osservare causa-effetto, imparare e proseguire nel cammino. La responsabilità è prendere atto che un nostro comportamento ha portato a delle conseguenze, è una verità importante. È uno strumento per essere sinceri con se stessi e portare solo i propri pesi, non dare i nostri agli altri e nemmeno portare quelli degli altri. SE ognuno di noi impara ad essere responsabile per se stesso sarà naturale la collaborazione e l’aiuto reciproco. Troppo spesso crediamo che aiutare sia sostituirci all’altro. Infatti mi capita che persone vengano da me chiedendomi di guarirle, ma senza farsi carico della loro parte di responsabilità verso la loro propria salute. Ecco che si può capire come mai succede che alcune persone si ammalano o si fanno male proprio quando si sentono più fragili, più incerte: perché sentono il bisogno di un sostengo; forse da bambini hanno imparato che questo è un modo utile per ottenere aiuto, ma non è risolutivo.
RESILIENZA - è lo sviluppo di capacità per attraversare e superare un trauma, “senza rompersi”. Parola abusata, come tutto quello che va di moda. Ne parlo solo per introdurre il concetto di trauma e apprendimento delle risorse per farne fronte. Uso le parole di Jung “Non c’è garanzia - neanche per un solo momento - che non andremo nell’errore o non ci imbatteremo in un pericolo. […] chiunque pretenda la strada sicura è come se fosse morto”. DI fronte a un evento traumatico possiamo: arrabbiarci, scappare, congelarci (vivere come morti), accettarlo. Ogni fase sarà necessaria per apprendere qualcosa di noi, ma l’unica fase indispensabile per continuare a vivere è accettarlo grazie allo sviluppo di risorse emotive, introspettive, cognitive. Senza queste risorse avremo un corpo insensibile se siamo ancora nella fase di congelamento, incapacità nel prendere decisioni, incapacità nel provare emozioni, si potrebbe presentare la “sindrome della spalla congelata” (una condizione in cui l’articolazione non ha mobilità senza spiegazioni anatomiche o fisiologiche).
DIMINUZIONE DELL’EGOCENTRISMO - l’ego al centro, noi bambini al centro e tutto il cosmo attorno. Ricordo ancora come il docente di psicologia sociale, durante una lezione nel lontano 2003, ci spiegasse che era importante il contatto con l’altra persona, l’empatia e il conoscerla, per poter ridurre i pregiudizi e favorire lo sviluppo della società. Ricordo il suo tono infastidito: “Noi qui a combattere i pregiudizi, e loro a fare la pubblicità del tutto intorno a te!”. Già, perché se sentiamo che tutto è intorno a noi (come il consumismo ci ha insegnato bene e ci sta coccolando sempre meglio: tutto su misura…pure i figli fra poco) difficilmente svilupperemo empatia e relazione sociale costruttiva tra persone adulte. Adulte…parola usata volutamente, perchè adulto è anche colui che accetta la realtà, per esempio che a dicembre non si possono avere le fragole…ah, dalla regia mi dicono che si possono avere… dicevo l’adulto è colui che accetta la realtà per quella che è, per esempio che se una coppia non è fertile non può avere proprio figli… eh, che c’è? Esiste l’utero in affitto? … per esempio, se nasci donna non puoi … va beh, ci rinuncio. Forse siamo in un’epoca in cui non si è proprio in grado di essere adulti ed egocentrici. In cui si confonde la rincorsa dei sogni col doverli realizzare per forza e a tutti i costi, saltando un’importante lezione: imparare a gestire l’emozione della delusione e la sensazione struggente del “non si può”. Questi sembrano importanti per impostare i nostri propositi del 2023, che ne dite?
ACCETTAZIONE DELLA VITA CON MATURITÀ - Nell’universo non ci siamo solo noi, esiste un intricarsi di miliardi di miliardi di esseri viventi e di elementi. La Vita è in grado di trovare il perfetto equilibrio tra tutto e tutti. Qualcosa che per noi non è giusto, per l’equilibrio Cosmico lo è.
Per riassumere sul come coltivare le risorse per costruire un 2023 e gli anni seguenti nel migliore dei modi, uso le parole di Jung, nuovamente, molto più bravo di me a usare poche parole per concetti profondi: “Fu solo dopo la malattia che capii quanto sia importante di di sì al proprio destino. In tal modo forgiamo un io che regge, che sopporta la verità, e che è capace di far fronte al mondo e al destino. Allora, fare esperienza della disfatta è anche fare esperienza della vittoria. Nulla è turbato - sia dentro che fuori - perché la propria continuità ha resistito alla corrente della vita e del tempo. Ma ciò può avvenire solo quando si rinuncia a intromettersi con aria inquisitiva nell’opera del destino. […] Dalla malattia derivò, potrei chiamarla, un dir sì all’esistenza, un sì incondizionato a ciò che è, senza pretese soggettive; l’accettazione delle condizioni dell’esistenza, l’accettazione della mia essenza, proprio come essa è”
Questo il mio modo per augurarvi buon anno.💖💖💖
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Dottoressa Nicoletta De Col
Osteopata e MCB
Laurea triennale e specialistica in psicologia sociale
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