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Prendersi cura e poi lasciare andare


Inizio dall’etimologia della parola, da quella che io sento più vicina al mio modo di osservare.

CURA - dal lat. Cura e più antica Coera e Coira che gli antichi etimologisti ricongiunsero a COR”cuore” e fanatasiando insegnarono così detta QUIA COR URAR perché scalda ossia stimola il cuore; ma i moderni ritengono scaturisca dalla radice KU = KAU KAV osservare, guardare.

È meravigliosa questa prospettiva! Sento profondamente questo “osservare con il cuore”. 

Il cuore che accoglie, che ama incondizionatamente, che osserva senza giudizio, collegamento tra mente e anima, tra il Sè e il Tutto. 

E amare non è facile, nemmeno saper accogliere l’amore, ma questa è un’altra storia, molto intrecciata al prendersi cura, peró ne parleremo meglio in un altro post. 

Adesso è il CUORE il tema. Il cuore ha bisogno di alternarsi tra il pieno e il vuoto: già!, c’è bisogno di vuoto, di lasciare andare, di svuotarsi da pesi, da persone che ci hanno lasciato, da quelle parti di noi che hanno bisogno di “morire”, perché la morte fa spazio, la morte trasforma, la morte fa parte della vita. 

Ed ecco come il “prendersi cura” possa assumere prospettive ogni volta differenti, metodi adatti a ognuno e in ogni momento/situazione.

Diventa per me più facile comprendere come incrociare la vita di altre persone sia una magia: serve a capire di quale parte di me io debba prendermi cura. E come, allo stesso tempo, mi dia la possibilità di accogliere, non giudicare, ascoltare, e così aprire il mio cuore e poi lasciarle andare per quello che hanno scelto di essere. 

Ovviamente non è facile, il lavoro dell’operatore è intriso di “trappole”: a volte si vorrebbe che le persone si prendessero cura di se stesse nel modo che noi operatori abbiamo scelto per loro. Ma non deve essere così: chi sono io per dire a un altro come vivere la sua vita? Io sono un nessuno che può fare da specchio, che ci prova per lo meno. 

Il prendersi cura è un aprire il cuore a se stessi; quindi è necessario trovare un luogo e tempo accoglienti in cui non ci si senta giudicati (per questo serve la meditazione: la mente giudica!), lasciare che si sciolgano (senza obbligarsi) i muri e le armature costruite negli anni, sentire quali difese abbiamo trovato utili per non sentirci feriti. Le nostre parti vulnerabili sono dietro quelle mura: non potremo ascoltarle se non togliamo questa barriera, non potremo accoglierle e amarle, e loro bussano spesso per farci capire di cosa abbiamo bisogno.

Una volta accolte, queste parti che bussano, una volta ascoltate, potremo lasciarle andare, saranno libere, saremo liberi. Sono parti che possiamo immaginare come dei bambini che hanno solo bisogno di amore per crescere. 

Iniziamo a prenderci cura davvero, capendo se ci dobbiamo imporre qualcosa per stare bene, forse c’è qualche conflitto interiore: ci sentiamo immeritevoli? Senso di colpa? Non sappiamo cosa vogliamo? Non abbiamo mai saputo chi siamo? ...

Osserviamo con il cuore, aiutiamolo a svuotarsi donando amore (senza aspettative, senza voler ricevere), aiutiamolo a parlare facendo tacere la mente... capisco che è difficile: il cuore dice delle verità che spesso sono difficili da accettare.

Un augurio sincero che possiate osservare con il cuore. 🙏❤️

Dr.ssa Nicoletta De Col

www.nicolettadecol.com

Cell.3409717791


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