“È necessaria una guida che non abbia paura del nostro terrore e che possa contenere la rabbia più feroce, qualcuno che possa salvaguardare il nostro intero, mentre noi esploriamo le esperienze frammentate che per lungo tempo abbiamo tenuto nascoste, persino noi stessi la maggior parte degli individui traumatizzati ha bisogno di un ancora e di un duro allenamento per fare
questo lavoro.” Van der Kolk
Il fine non dovrebbe essere solo quello di “toccare” il paziente lasciando che emerga il trauma emotivo dicendo “butta fuori”. In questo modo il paziente imparerà solo a “vomitare” il dolore che le emozioni portano con sè per la rievocazione di una parte del trauma.
Il fine non è semplicemente il cambiamento fisico, della sua struttura/corpo trascurando le emozioni.
Il fine non dovrebbe essere parlare in continuazione e ripetere a memoria quello che fa star male per inserirsi in una categoria (narcisista, depresso, borderline …).
Il fine è facilitare l’integrazione delle esperienze di vita come strumenti di crescita, affinché la persona torni a viversi nella sua interezza: un organismo intero vivente.
Il fine é reintegrare le parti, favorire la loro trasmutazione: da ciò che é rinnegato a strumento funzionale.
Il fine é stare con la persona (essere la sua ancora) mentre scopre che può stare con se stessa, con il suo dolore, un poco alla volta, fino a dove riesce ad esplorarlo in quel momento, favorendo il cambiamento in corpo, mente e anima.
Dottoressa Nicoletta De Col
Osteopata e massoterapista
Laureata in psicologia sociale
Comments