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Lettera al cuore. La ciclicità di tristezza e gioia

Ciao cuore mio,


Ogni tanto mi dimentico di guardarti,

Per fortuna ti ho guardato tanto durante la mia fase embrionale, così posso ricordarmi come si fa.

La Vita ha voluto che viso e cuore rimangano a stretto contatto, tra la 3ª e la 7ª settimana più di ogni altro momento.


E la tristezza è l’occasione per rivederti ancora.


E la sofferenza è l’occasione per abbracciarti ancora… anche questo l’ho già fatto da embrione…


Le mie mani posate su di te sembravano ali di farfalla grazie al tuo pulsare.


E la mia tristezza che mi fa portare le mani sul mio volto sembra possa offrirmi l’occasione di trasmettere il ricordo del tuo calore dalle mie mani al mio viso, come se una farfalla si posasse sulle mie lacrime e grazie al movimento delle sue ali mi facesse ricordare il battito di te, cuore mio.


E la tristezza aiuta a guardarti, perché io possa ricordare che in te dimora lo Shen, il piccolo shen, ovvero la mia anima.


Cuore mio, in te dimora il ricordo di chi sono, del percorso di vita che ho scelto, percorso che si integra a quanto scelto dal grande Shen, dal disegno divino.


Cuore mio,

Ti guardo,

Ti sento,

Percepisco il tuo ridonarmi alla Vita,

Di nuovo.

Di nuovo in un danzare tra tristezza e gioia, tra chiudersi e riaprirsi, tra rifiuto e accoglienza…

Di nuovo in un fluire tra il ritrovarmi e il perdermi.


Nicoletta De Col




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