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In vista della festa del lavoro e della libertà appena trascorsa... la parola “lavoro” abbinata a “salute”, cosa ti fa venire in mente? Si può essere in salute lavorando?
L’etimologia della parola lavoro ci dice che deriva dal latino “Labor” che significa “fatica”; la fatica è una sensazione di disagio, per la perdita di forze, percependo poche energie a disposizione, difficoltà a tirarsi su, ad essere dritti, quindi fa assumere una postura che impedisce di aprire il petto sede di orgoglio, gioia di vivere e relazione con gli altri.
Seguendo questa linea teorica il lavoro non rende felici, ma esausti. Di fatto nei millenni di storia passata il lavoro era svolto da schiavi e plebei, che vivevano in situazioni precarie, senza gironi di riposo, comportando inevitabilmente un indebolimento fisico e mentale: la vita non era facile, era un sopravvivere di giorno in giorno, sperando di non ammalarsi, avrebbe significato morire di fame e far passare molte difficoltà alla propria famiglia.
Oggi molte cose sono migliorate, molti (non tutti) hanno la malattia pagata, giorni di riposo, possibilità di scegliere quale impiego svolgere, dove lavorare; ma possiamo definirci liberi? Di fatto in Natura non è previsto il lavoro, in Natura si svolgono attività per sopravvivere, il vivere è assaporare tutto anche nel non fare niente: sdraiarsi al sole tra un pasto e l’altro, stare coi piedi al fiume dopo essere scappato da un pericolo, esplorare luoghi nuovi per trovare nuovo cibo …
Il nostro corpo porta con sé una genetica che lo ha preparato a cose ben diverse da quelle che viviamo negli ultimi due secoli: inquinamento chimico, acustico, luminoso, stress quotidiano, mancanza di libertà, eccessiva razionalità e astrattismo, burocrazia e vincoli sociali in cambio di percezione di sicurezza.
In tutto questo, dov’è la nostra salute? Che cos’è la salute? Ormai sappiamo che non è solo assenza di malattia, salute è armonia in ogni parte di noi e tra le parti (corpo, mente, emozioni, anima). Come può essere in armonia il nostro corpo se svolgiamo un lavoro non consono alla nostra anima? Come può la nostra mente essere quieta se sentiamo il nostro corpo affaticato? Come possiamo non essere stanchi se quello che facciamo ogni giorno non rispecchia i nostri valori?
Più spesso di quanto credi le persone accusano un dolore a una spalla, alla schiena o al collo perché la posizione assunta durante l’attività lavorativa non è adeguata al compito. La postura non dipende solo dall’ambiente (sedie, monitor, macchinari, muletti, tastiere, mascherine…), ma anche dagli adattamenti corporei ai nostri danni fisici, ma anche a stati emotivi: il come ci sentiamo mentre lavoriamo contribuisce al “disegno” della nostra postura.
Posture ed emozioni sono indissociabili, vanno di pari passo.
Pertanto non è cosa da poco considerare lo stato d’animo durante il lavoro, sopratutto se gli dedichiamo molte ore della nostra vita.
Il tempo è l’unica risorsa che non può essere rinnovata, come esseri viventi in un corpo materiale il nostro tempo in questa vita è limitato, ma abbiamo sempre, e ripeto SEMPRE, la possibilità di SCEGLIERE COME viverlo (volutamente non ho scritto “usarlo”).
La nostra salute è anche un insieme di scelte che abbiamo preso e intrapreso, il bello è che finché siamo in vita possiamo agire in base a quello che c’è in una determinata situazione.
La nostra salute è sotto la nostra responsabilità e possiamo migliorarla anche attraverso il lavoro. Possiamo iniziare col dare un significato diverso al lavoro stesso, non più come schiavi, ma come scelta da liberi esseri viventi, il lavoro con nuovo significato intriso di salute, di armonia: dove i nostri talenti sono in armonia con l’ambiente.
So che non è facile e siccome so che anche vi piace sapere un po’ della vita degli altri, vi dico che io ho sempre cercato l’armonia, anche se questo comporta a vivere nella precarietà.
La Vita mi ha presentato solo due possibilità di contratto indeterminato: uno come commessa, quando mi stavo laureando in psicologia, ma quando parlando con la collega laureata in giurisprudenza mi disse che rinunciava a proseguire come avvocata, perché ormai era abituata lì, ho capito che se non me ne fossi andata mi sarei incastrata; un altro come formatrice in azienda, il lavoro dei miei sogni per cui avevo spedito curriculum per anni e conseguito due master, mi chiamarono mentre ero in ospedale in attesa che mio padre uscisse dalla sala operatoria per togliere un tumore, aveva bisogno di me per gli spostamenti in auto per le visite; capii che la Vita mi voleva da un’altra parte.
La salute si conquista, come una vetta di una montagna, come la navigazione nell’oceano, tra burrasche, introspezione, albe e tramonti magnifici. E il lavoro diventa solo un ulteriore modo per esprimere ciò che siamo, liberamente, non in schiavitù.
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Foto di unwdef
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Dottoressa Nicoletta De Col
Osteopata e MCB
Laurea triennale e specialistica in psicologia sociale
Laurea in scienze motorie
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