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Immagine del redattoreNicoletta De Col

Il corpo: simbologia e significato attraverso il dolore

Aggiornamento: 21 gen 2023

Il tema è molto vasto, lo sa bene chi fa un lavoro personale o chi da anni si reca da terapisti di vario tipo. Qui cercherò di dare una visione d’insieme, in seguito entrerò più nello specifico.

Il dolore non è sempre uguale, non lo percepiamo sempre allo stesso modo, non coinvolge sempre le stesse zone corporee, ma spesso ci indica una nostra ferita profonda o uno stile di vita non più sostenibile. Questo per far capire che è importante ascoltare se stessi, compreso il dolore, il quale, a volte, è l’unico modo che il corpo trova per poterci parlare, perché non ascoltiamo altro.

Nel corpo c’è tutto quello che abbiamo vissuto, il corpo non dimentica. E se alcuni eventi che ci sono accaduti sono troppo dolorosi da osservare, l’inconscio li conserva nascosti, per questo ognuno di noi ha dei meccanismi di difesa: “congelamento” o di “dissociazione” o “fuga” o “trovare sempre qualcosa da fare” e molti altri.


In questi anni ho trovato molti libri in cui si cerca di semplificare delle dinamiche che sono complesse, per esempio alcuni autori associano a un dolore alla 3a vertebra dorsale alle fobie, altri associano alle cistiti frequenti il bisogno di marcare il proprio territorio. Per la mia esperienza, posso dire che sono utili in linea di massima, e soprattutto se ACCOMPAGNATI dall’ascolto percettivo, proprio perché, ripeto, in qualità di esseri viventi e unici per i propri vissuti, siamo complessi.


È vero che il linguaggio del corpo, come ogni linguaggio, è un costituito da un insieme di simboli uguali per tutti, ma il significato e il gesto che sottostanno possono essere differenti. Per esempio, se vi descrivo una foto dicendo che vedo un “cane” ognuno di voi immaginerà un cane diverso, in base all’esperienza, alla frequenza con cui i cani si sono presentati nella nostra vita, eppure tutti saremo d’accordo sul fatto di immaginare un cane. Il simbolo è uguale per tutti, ma si esprime per ognuno diversamente. Inoltre, la componente emotiva “colora” il simbolo “cane”, attivando delle sensazioni in noi. E le sensazioni che emergono non dipendono solo dai ricordi legati al cane che avete immaginato, ma anche dallo stato emotivo in cui siete adesso mentre leggete. Per esempio, molte persone hanno dolore alla spalla sx, ma non tutte hanno relazioni contrastanti con la sorella, o una sciatalgia dx non per forza è un rapporto difficile col padre.


È necessario osservare il simbolo per quel che è, ma poi comprendere il significato che ne attribuisce la persona.


Riprendiamo l’esempio della spalla sx. Indicativamente la parte sx del corpo simboleggia la parte femminile (accoglienza, delicatezza, sensibilità), poi osserviamo che cosa ci permette di fare una spalla libera nel movimento: abbracciare, lanciare, afferrare. Il primo gesto che compiono le nostre braccia durante lo sviluppo embriologico è abbracciare. Il dolore si può esprimere in diversi modi: sordo e continuo, tagliente, irradiato, solo mentre dormiamo, solo nel movimento… Ognuno di questi aspetti ha un significato per la persona.


Prendo un ulteriore esempio. Il dolore per la perdita di un amico può tradursi in una fascia claveare sx più densa e meno elastica. Il dolore non gli impedisce di compiere i gesti quotidiani, solo nelle spinte con manubri. Era un amico accogliente, sensibile e gentile (caratteristiche femminili), che la persona in questione sentiva essere un importante sostegno (non posso spingere senza sostengo). Per cui non c’è una regola. Ci sono simboli e sigmificati, che si possono comprendere solo con un dialogo, soprattutto dialogo tissulare, perché il corpo non mente e si espriemrà con il terapeuta a cui sente di poter dare fiducia. È la forza vitale insita nel corpo che decide come e dove addensare i tessuti, in cui racchiudere le memorie finche non sono pronte ad essere schiuse. E finché la persona non inizierà a guardare quel dolore, ad aprire quello scrigno prezioso, a stare nella perdita, quella densità non si risolverà. Nessun trattamento biomeccanico sarà risolutivo, anzi potrebbe essere una violenza, perché la persona in quella zona del corpo sta conservando uno scrigno prezioso solo per sé: il ricordo di un amico accogliente e speciale.


L’osteopata può sostenere la forza vitale del paziente in questa “reintegrazione” così delicata.

Il dolore è un messaggio da interpretare, a volte l’ultimo e unico modo del nostro corpo per comunicare con noi, che se continuiamo ad ignorare si porta in malattia, prima di questo ci avrà inviato molte sensazioni. Per sopravvivere l’organismo deve essere sensibile al proprio ambiente, per compiere delle scelte, per reagire, per attuare dei comportamenti, per tutto questo dobbiamo sentire. Se sentiamo solo dolore è probabile che per troppo tempo abbiamo anestetizzato tutte le altre sensazioni.

La sensazione è la vita del corpo, se l’individuo riesce a sentire la propria tensione, non come un malessere o un dolore misterioso, ma come una difesa contro certi sentimenti, si attiverà per allentare la tensione ed esprimere il sentimento. Le difese sono utili, ma se protratte rischiano di ferirci a loro volta. Iniziare ad ascoltarci per conoscere le difese non è facile: sapere e sentire d’essere stati offesi può essere fonte di profonda sofferenza. Eppure, la repressione di un sentimento a lungo andare diventa uno scheletro nell’armadio: più lo si nasconde più incute paura.


Quando andiamo avanti nonostante tutto, quando inghiottiamo le pillole senza capire la causa, quando ignoriamo il nostro sentire, stiamo tappando la bocca a noi stessi.


Recarsi dal terapeuta (di qualsiasi tipo) perché ci risolva il problema e 30 minuti dopo essere già a fare quello che ce le danneggia…è un’illusione di farci del bene.


Corpo, mente, emozioni, anima, tutte hanno la stessa importanza, tutte hanno il loro linguaggio, e nessuna lingua la si può imparare senza ascoltarla.


Come osteopata c’è la possibilità di ascoltare note molto profonde.

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Dottoressa Nicoletta De Col

Osteopata e MCB

Laurea triennale e specialistica in psicologia sociale


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