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Donne semplici, donne che soffrono e tacciono


Arrivano nel mio studio prevalentemente donne, il 98%. Sarà che io sono donna, sta di fatto che è più il genere femminile a chiedere un appuntamento.

Arrivano spesso per dolori alla zona lombare e cervicale, per qualche “doloretto che si sposta qua e là”... ma la comunicazione del corpo aggiunge altre informazioni: quelle emotive.

Sento nel loro linguaggio che alcune parole pesano più di altre, che un termine piuttosto che un altro non è scelto a caso, che una spalla che si solleva durante una frase mi comunica il loro disagio nel dirla... sento nel mio cuore le loro emozioni che al momento non vogliono dire, ma vorrebbero, ma adesso no, ma vorrebbero, adesso no... perché quell’emozione morde l’anima, non sanno a chi dirla, non sanno nemmeno loro che emozione è, ma prude, brucia, divora. E infatti, brucia una gamba durante una camminata, arriva la psoriasi, il gonfiore addominale...

Arrivano per eliminare un dolore fisico, le ascolto, offro esercizi, offro collegamenti dal corpo alla mente attraverso la simbologia che il corpo stesso usa, e vedo in loro quella luce  negli occhi che dice “ma forse, potrebbe essere che...”, una luce, una chiave per interpretare la loro situazione che soffoca, che stringe, che blocca...

Ma tacciono ancora, non dicono. Spesso accade negli appuntamenti successivi: “ma sai che ho pensato a quello che mi hai detto...”, qui inizia la consapevolezza, inizia il vero percorso, inizia il mio vero ascolto (l’accoglienza), inizia che c’è una valanga di emozioni dentro quell’addome gonfio, che c’è stanchezza e voglia di fermarsi nel dolore alla gamba... c’è che parlandomi  finalmente loro si ascoltano davvero!

Spesso sanno quale nodo dovrebbero sciogliere per stare bene, ma ... ci sono tanti “ma” e percepisco quelle paure, capisco l’ansia da indecisione, l’insicurezza, la bassa autostima, il non voler vedere e tanto altro.

Sono convinta che il valore più grande in una “terapia” (anche se si parla “solo” di ginnastica psicosomatica) sia la relazione tra operatore e cliente, che altro non è che tra persona a persona. E le persone provano emozioni. La terapia è la relazione emotiva, dove l’operatore mantiene comunque lo stato di osservatore, di riferimento, altrimenti si diventa due particelle perse nell’universo.

Divento uno specchio. Quando la respirazione dice più di quanto ognuno di noi sa di se stesso, cerco di aiutare a capire come mai probabilmente il corpo ha deciso di respirare così, quale simbolo sta indicando la vita, quale da usare come chiave. 

Con quella chiave sceglieranno loro cosa fare. 

Arrivano e vanno.

Sapessero quanto ognuna di loro mi insegna, quanto io sia la prima a sentire di non dare abbastanza e a dover lavorare su me stessa.

Nicoletta De Col

www.nicolettadecol.com


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